Accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. INMP e Consiglio d’Europa insieme per promuovere dignità e diritti umani
Si è tenuto mercoledì 30 marzo 2022, presso la sede dell’INMP, l’evento “Valutazione dell'età dei minori stranieri non accompagnati: promuovere un approccio multidisciplinare e rispettoso dei diritti umani”. La giornata, organizzata dall’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà (INMP) e dall’Ufficio della Rappresentante Speciale della Segretaria Generale del Consiglio d’Europa sulle migrazioni e i rifugiati, nell’ambito del calendario degli eventi della Presidenza italiana del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa (novembre 2021 - maggio 2022), è stata suddivisa in una sessione introduttiva e due sessioni tecniche.
Nella sessione introduttiva sono intervenuti Concetta Mirisola, Direttore Generale dell’INMP; Maria-Andriani Kostopoulou, Presidente del Comitato sui Diritti del Bambino del Consiglio d’Europa; Leyla Kayacik, Rappresentante Speciale sulla Migrazione e i Rifugiati del Consiglio d’Europa; Sandra Zampa, Relatrice della legge italiana sulla Protezione dei Minori stranieri non accompagnati, e Roberto Speranza, Ministro della Salute. Si è parlato del protocollo italiano per la valutazione dell’età dei minori stranieri non accompagnati.
Il protocollo italiano - “L’Italia ha sempre rappresentato il paese di arrivo In Europa per una gran parte dei migranti provenienti dal Sud del Mediterraneo, come anche di una parte dei quelli provenienti dai paesi dell’Est Europa. Negli anni passati questo flusso è costantemente aumentato, come è aumentato anche il numero di minori non accompagnati che raggiungono il nostro paese. Da molto tempo l’Italia ha compreso l’importanza di accogliere minori nel nostro paese in modo adeguato, tenendo conto della loro vulnerabilità”, ha dichiarato la Dott.ssa Concetta Mirisola, Direttore Generale dell’INMP. “L’esperienza decennale acquisita nell’accoglienza e nella presa in carico socio-sanitario delle persone migranti e dei più vulnerabili, ha permesso all’INMP di individuare nell’approccio multidisciplinare un metodo di intervento efficace e sostenibile. Anche nel caso del “Protocollo multidisciplinare per la determinazione dell’età dei minori stranieri non accompagnati”, l’adozione di un approccio multidisciplinare ha permesso di garantire maggiore oggettività nella determinazione dell’età e, non meno importante, il pieno rispetto della dignità del minore”.
Il protocollo è stato perfezionato e sperimentato dall’INMP nel 2016 su 132 casi presso gli hotspot di Trapani Milo e Lampedusa, nel corso di un progetto europeo di cui l’Istituto Nazionale era capofila. Un percorso partito da lontano e che grazie al sostegno del Ministero della Salute, a partire dalla legge n. 47 del 2017, cosiddetta Legge Zampa, è giunto all’approvazione il 9 luglio 2020 con sancito accordo in Conferenza Unificata.
Cosa prevede il protocollo? Il protocollo contiene una procedura univoca e clinicamente appropriata per l’accertamento dell’età dei minori stranieri non accompagnati, che considera, nel rispetto del superiore interesse del minore e su richiesta dell’Autorità giudiziaria competente, la valutazione dell’età in fasi incrementali: l’intervista sociale, la valutazione psicologica e, solo nei casi in cui permanga un’incertezza, la valutazione pediatrica auxologica, da condurre nelle modalità meno invasive possibile. Laddove, all’esito di ciascuna fase o stadio della procedura emergano elementi ragionevolmente certi circa la minore età, non si procede alla fase successiva. Qualora invece, dopo l’accertamento socio-sanitario, permangano dubbi sulla minore età, questa si presume ad ogni effetto di legge.
I numeri dell’indagine nazionale - Più di un anno dopo la sua approvazione, è stato condotto dall’INMP un monitoraggio rigoroso del protocollo che, oltre a fornire un’immagine chiara del suo utilizzo nelle varie regioni italiane, offre indicazioni importanti per migliorarne l’applicazione. È stato predisposto un questionario che indaga sia gli aspetti relativi all’adozione formale del protocollo da parte delle aziende sanitarie e sia come esso è utilizzato nella pratica, attraverso l’indagine su alcuni degli aspetti che maggiormente lo caratterizzano. Il monitoraggio ha avuto un’adesione di oltre l’85% delle aziende sanitarie interpellate (102 su 118). La peculiare struttura del sistema sanitario italiano, che garantisce autonomia alle Regioni nell’erogazione dei servizi sanitari, ha messo in evidenza una difforme applicazione del protocollo che in alcuni casi è risultata nella persistenza di vecchie pratiche non più in linea con le indicazioni attuali. Tra chi ha partecipato all’indagine, 37 aziende hanno risposto che al loro interno opera un team multidisciplinare, mentre in 65 non è stato istituito. Delle 37 aziende che hanno costituito il team, solo 29 adottano il protocollo approvato in Conferenza Unificata o un approccio multidisciplinare affine allo stesso (18 e 11 rispettivamente), mentre le restanti 8 aziende utilizzano un metodo di valutazione per la determinazione dell’età non allineato, nella metodica e nell’approccio, con il protocollo adottato.
C’è, dunque, una buona uniformità della composizione del team e della aderenza delle procedure utilizzate alle indicazioni del protocollo da parte delle 29 aziende che utilizzano un protocollo multidisciplinare. Tuttavia, l’adozione del protocollo da parte delle Aziende sanitarie risulta, ad oggi, limitata. Potrebbe aver influito il periodo pandemico e il fatto che, comunque, tale procedura non rientra tra i LEA. Il monitoraggio avviato da INMP ha ciononostante, permesso di attivare l’interesse delle aziende sul protocollo, al punto che delle 65 che non hanno istituito il team, 22 hanno dichiarato di essere pronte a farlo.
Grazie al lavoro svolto dall’INMP, lo studio dei dati raccolti permetterà di lavorare in maniera puntuale per garantire quella uniformità di accesso su tutto il territorio nazionale che è un prerequisito all’eguaglianza per tutti i minori nell’applicazione dei loro diritti.
Come dichiarato dalla Dott.ssa Mirisola: “Siamo all'inizio del cammino, c'è grande soddisfazione per il lavoro svolto, ma siamo coscienti che ancora sussistano grandi difficoltà. Uno dei cardini del protocollo, la formazione del personale che esegue la procedura di accertamento, spesso viene disatteso. C’è bisogno di una attiva opera di affiancamento delle regioni affinché percepiscano l’importanza di questa procedura come un tassello fondamentale per assicurare i diritti del minore, e ricevano il supporto necessario per migliorare le loro capacità e competenze. Inoltre, la corretta adozione del protocollo non può essere solo un atto aziendale ma deve avvenire in una cornice inter-istituzionale, con necessità di un confronto/dialogo continuo tra team multidisciplinari, Tribunale dei minori, Questure ed Enti Locali, affinché sia richiesta la procedura quando necessaria ed eseguita in modo appropriato”.
La due sessioni tecniche dell’evento si sono concentrate sui principali aspetti critici emersi dall’esperienza nell’attuazione delle procedure esistenti sulla valutazione dell’età dei minori migranti non accompagnati a livello nazionale, comprese le opinioni delle Organizzazioni internazionali e della società civile. L’evento ha fornito anche l’opportunità di scambiare informazioni ed esperienze da diversi Stati Membri per quanto riguarda le procedure di valutazione dell’età in un contesto migratorio. Si è discusso, infatti, della nuova raccomandazione sui “Principi dei diritti umani e linee guida sulla valutazione dell’età dei minori nel contesto della migrazione”, recentemente completata dal Comitato Direttivo del Consiglio d’Europa sui diritti dei minori (CDENF).
Tra gli interventi segnaliamo: Karoline Preißer, Ufficio Federale per l’Immigrazione e l’Asilo dell'Austria; Eirini Flevotomou, Ministero delle Migrazioni e dell’Asilo della Grecia; Nilde Robotti, Responsabile per le vulnerabilità di European Union Agency for Asylum; Ivan Mei, Specialista di protezione dell’infanzia di UNICEF – ECARO; Carolina Lasén Diaz, consulente legale - SRSG Ufficio del Consiglio d’Europa, Giuseppe Lococo, rappresentante UNHCR; Jozef Bartovic, Responsabile tecnico Programma Migrazioni e Salute dell’OMS Regione Europa e Giusy D'Alconzo, Responsabile Relazioni Istituzionali & Advocacy di Save the Children. Chiudono la giornata gli interventi di Leyla Kayacik, Consiglio d'Europa, e Gianluca Alberini, Direttore Centrale delle Nazioni Unite e i diritti umani del MAECI.
“L’evento odierno ci ha mostrato quanto sia importante lavorare insieme per affrontare problemi complessi. Il protocollo”, ha dichiarato il Dott. Gianfranco Costanzo, Direttore Sanitario dell’INMP, “è frutto di un’attiva collaborazione tra Ministero della Salute e INMP, il Ministero dell’Interno, il Ministero della giustizia, Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), l’Autorità garante dell’infanzia e adolescenza, le Regioni e le provincie autonome. Solo il coinvolgimento di diversi attori, che hanno contribuito con metodi di lavoro diversi e punti di vista diversi, ci ha permesso di elaborare uno strumento adeguato a realizzare una procedura complessa, come la determinazione dell’età dei minori che raggiungono il nostro paese non accompagnati, nel pieno rispetto della loro dignità e dei loro diritti. Per affrontare e risolvere problemi complessi c’è bisogno di soluzioni complesse, non sono possibili scorciatoie”.
Afferma la Dott.ssa Mirisola: “Equità e giustizia: sono questi i concetti chiave che stanno alla base dell’adozione del protocollo multidisciplinare per la determinazione dell’età dei minori stranieri non accompagnati. Non ci possono essere equità e giustizia senza una corretta e uniforme applicazione della valutazione utilizzata, a livello nazionale e, in un orizzonte più ampio, a livello europeo. L’Italia, data la sua esperienza sul fenomeno migratorio, è stato il primo Paese a muoversi concretamente su un tema così importante, approvando una legge dedicata e adottando un protocollo all’avanguardia. È solo il primo passo. Si deve continuare a monitorarne l’applicazione in modo da evitare che le differenze, tra regione e regione, finiscano per creare pregiudizio nell’equa valutazione dell’età nel territorio e, allo stesso tempo, sperare che, con l’adozione delle Linee Guida del Consiglio d’Europa, ci si avvicini a un cambiamento drastico e capillare che coinvolga tutti i Paesi europei”.
Per l’Onorevole Zampa, Relatrice della legge italiana sulla Protezione dei Minori stranieri non accompagnati, “il significato di questa giornata è riprendere in un confronto europeo un tema fondamentale come quello della tutela dell’infanzia e dell’adolescenza dei migranti. L’accertamento dell’età in caso di dubbio riguarda molto da vicino la salute. Finalmente il protocollo indica strumenti non invasivi per l’attribuzione dell’età. In questo momento stanno arrivando minori non accompagnati anche dall’Ucraina. Purtroppo nel mondo sono in corso molte guerre, e vi sono diverse ragioni che spingono i minori a lasciare il proprio paese, le proprie radici, la propria famiglia. Spesso sono proprio i minori a mantenere le loro famiglie”
"Oltre 1,5 mln di bambini hanno lasciato l'Ucraina dall'inizio del conflitto e molti di loro non hanno documenti con sé; tutti gli Stati hanno aperto le porte ai bambini che fuggono dalla guerra e ciò rende necessario ricorrere ad un accertamento dell'età ed è necessario armonizzare l'approccio adottato a tal fine di tutti gli Stati membri: una nuova bozza di raccomandazione sulla valutazione dell'età dei minori non accompagnati è in preparazione", ha spiegato Maria-Andriani Kostopoulou, presidente del Comitato sui Diritti del Bambino del Consiglio d'Europa.
La bozza, ha sottolineato, "vuole supportare gli Stati con standard internazionali ed europei per l'individuazione dell'età del minore non accompagnato. Una volta adottata dal comitato dei ministri del Consiglio d'Europa, questa raccomandazione diverrà uno strumento fondamentale ma gli stati membri saranno liberi di applicare anche altri standard".
“Questa iniziativa arriva in un momento particolare. Siamo in una fase in cui, dopo due anni difficilissimi di pandemia, si è ora sovrapposta una guerra. Dico sovrapposta e non sostituita perché purtroppo la pandemia è ancora in corso. Oggi abbiamo però strumenti molto diversi per poterla gestire in modo efficace, a cominciare dalle campagne di vaccinazione che hanno ottenuto uno straordinario risultato. Con il Covid abbiamo assistito ad una lotta dell'uomo contro il virus che ha portato un'incredibile solidarietà tra diversi paesi, con l'arrivo della guerra stiamo invece assistendo alla lotta dell'uomo contro l’uomo. La cosa unisce questi due eventi è la necessità di tornare ai fondamentali dell’umanesimo: l'idea della difesa della vita delle persone. Un'idea che ha molto a che fare con il Servizio sanitario nazionale e con la difesa del diritto alla salute”. Così il ministro della Salute, Roberto Speranza, intervenendo questa mattina all’evento.
“La discussione di oggi” ha proseguito il ministro Speranza, “ci porta ai fondamentali di una grande battaglia che richiederà decenni per affermare l'universo dei diritti, nel senso più largo possibile che ci possa essere. E questo è tanto più vero quando si parla di diritti di minori non accompagnati. Quando si prendono in esame queste tematiche si tocca il livello di civiltà di un popolo. E vorrei che l'Italia, per la sua storia e la sua geografia, fosse all'avanguardia su questi temi. Dobbiamo farlo con una capacità riformista, e cioè con la capacità di tenere insieme l’idealità di una visione con la concretezza del quotidiano”.
“Il Protocollo per la determinazione dell’età dei minori stranieri non accompagnati ci sta impegnando, dovremo lavorare per far sì che venga adottato in modo puntuale in ogni angolo del paese. Anche all’interno di un protocollo deve esserci una visione di società. Il livello di attenzione, solidarietà e inclusione che riscontriamo a livello paese attraverso terzo settore e associazioni volontariato, ma anche dall’interesse di semplici famiglie disposte ad accogliere persone in difficoltà e in fuga dalla guerra, vorrei restasse sempre. Perché dalla guerra non si fugge solo in Ucraina. Questa solidarietà si dovrebbe costruire ogni volta che ci sia un diritto negato, a prescindere da dove ciò avvenga”, ha concluso Speranza.
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