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Niente passaporto? Curiamo lo stesso. Su Oggi un articolo dedicato al poliambulatorio dell'INMP

Niente passaporto? Curiamo lo stesso. Su Oggi un articolo dedicato al poliambulatorio dell'INMP

di Raffaella Fanelli

«Da noi non viene denunciato nessuno. Assistere gli irregolari serve a loro ma è interesse della collettività», dicono all'INMP di Roma. Dove arrivano anche molti pensionati e disoccupati. Ecco le storie strazianti di due pazienti a cui si dà speranza.

Sulle pareti della sala d'attesa uno stormo di uccelli bianchi entra, attraversa la stanza ed esce fra il suono delle voci dei pazienti in attesa. Una giovane donna stringe la manina di un bambino febbricitante seduto su un passeggino. Di lei riusciamo a vedere solo gli occhi, e quell'unica parte del corpo non coperta dall'abito tradisce un vissuto di terrore. Dal mediatore culturale che accoglie la piccola famiglia scopriamo che arrivano dalla Siria e che nel viaggio che li ha portati in Italia hanno perso il loro primo figlio. «Aveva otto anni, l'abbiamo visto affogare senza poter fare niente».

Il cartello, scritto in italiano, inglese, spagnolo, rumeno e arabo, è lì anche per loro: «In questo Istituto non viene denunciato nessuno». Una frase scritta per rassicurare chi non sa che qui all'INMP, l'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà, chiunque può chiedere aiuto e farsi curare.

«Noi siamo prima di tutto medici e non denunciamo, così come non lo fanno in altre strutture ospedaliere», spiega la direttrice generale, la dottoressa Concetta Mirisola. «Il nostro è un istituto pubblico che fa capo al Ministero della salute e la maggior parte dei nostri pazienti è rappresentata da stranieri, perlopiù irregolari».

Vantaggio per tutti
Con le minacce dell'lsis e il Giubileo in corso non sono stati intensificati i controlli? «Non qui, non spetta a noi controllare, ci sono altri organismi deputati a farlo. Noi dobbiamo curare». E chi si presenta senza documenti? «Fa un'autocertificazione. Indipendentemente dagli aspetti amministrativi o dallo status giuridico, c'è sempre, e prima di tutto, la salvaguardia del diritto alla salute, per la singola persona che soffre ma anche nell'interesse della collettività».

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