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Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani: l’INMP in prima linea nelle azioni di prevenzione, emersione del fenomeno e tutela delle persone vittime di tratta

Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani

Mirisola, Direttore Generale INMP: “Il Sistema Sanitario Nazionale deve ricoprire un ruolo centrale nell’identificazione preliminare delle persone assoggettate alla tratta

30 luglio 2021 - Dal 2013 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 30 luglio Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani per sensibilizzare la comunità sulla situazione delle vittime e promuovere la difesa dei loro diritti.

Nel periodo compreso tra il 2017 e il 2018, sono state oltre 14.000 le vittime di traffico di esseri umani in Europa, di cui il 72% rappresentato da donne e ragazze. Lo riporta una relazione della Commissione Europea del 2020, secondo cui l’Italia è al secondo posto per numero di vittime (1.988 persone, contro le 2.846 della Francia al primo posto). Dai dati più recenti (SIRIT - Osservatorio Interventi Tratta), nel 2020 in Italia sono state assistite complessivamente un totale di 2.040 persone, di cui 1.668 sono donne (81,8%) provenienti con maggiore frequenza dalla Nigeria (72,3%) e assoggettate allo sfruttamento sessuale (52%). Un fenomeno devastante, che non ha subito rallentamenti nemmeno di fronte alla pandemia da Covid-19.

L’INMP, Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà, da sempre contribuisce alle azioni di prevenzione, emersione e tutela rivolte alle persone assoggettate alla tratta, in stretta sinergia con gli enti anti-tratta e le istituzioni coinvolte, al fine di rendere il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) attore attivo nell’identificazione preliminare delle vittime, nella segnalazione al Numero Vede Anti-tratta e nella continuità assistenziale socio-sanitaria a queste persone.

Come previsto dal Piano nazionale d’azione contro la tratta e il grave sfruttamento 2016-2018 (2016), il contrasto alla tratta di esseri umani è operato a vari livelli, sia in termini di prevenzione che di repressione. Un tema delicato è quello dell’identificazione della possibile vittima. Infatti, non sempre questa condizione è evidente o la persona si attiva per chiedere aiuto spontaneamente. Esiste un sommerso per il quale è fondamentale poter agire, quanto prima possibile, individuando, tramite segni sensibili, anche indiretti, le persone che potrebbero aver bisogno di aiuto. Ciò può avvenire in vari ambiti, di cui uno di particolare rilievo è quello sanitario, poiché la persona vittima di tratta può fare uno o più accessi al SSN per vari motivi di salute, e questa può essere l’occasione per far emergere uno stato di assoggettamento altrimenti sommerso.

Sulla scorta delle Linee guida per la definizione di un meccanismo di rapida identificazione delle vittime di tratta e grave sfruttamento del suddetto Piano nazionale d’azione, l’INMP ha individuato e testato specifici indicatori da utilizzare nel contesto sanitario. Infatti, servendosi di un équipe multidisciplinare gender oriented, che comprendeva anche mediatrici trans-culturali, un’antropologa e un’avvocata, l’INMP ha codificato e sperimentato un protocollo sanitario diretto all’emersione delle persone vittime di tratta a scopo sessuale. Attualmente lo sta applicando presso il proprio Poliambulatorio, sotto il coordinamento del servizio Salute e Tutela della Donna, per farlo confluire in un più ampio protocollo sulla violenza di genere e valutarne la performance in un contesto di attività sanitaria ordinaria. I risultati dalla sperimentazione sono stati incoraggianti, confermando il ruolo attivo che il SSN potrebbe avere nel processo di emersione dalla tratta: delle 464 donne individuate come potenziali vittime di tratta, 74 donne sono state pre-identificare formalmente e sono state segnalate agli enti anti-tratta regionali, inserendole all’interno di un percorso di presa in carico integrata.

“La prevenzione e il contrasto allo sfruttamento strutturale richiedono una messa a regime di interventi fondati su un approccio multidisciplinare e il SSN deve diventare punto di riferimento per l’emersione precoce delle situazioni di tratta o di vulnerabilità alla tratta e allo sfruttamento” - afferma la Dott.ssa Concetta Mirisola, Direttore Generale dell’INMP. “L’individuazione di indicatori sanitari specifici rappresenta un fattore centrale e decisivo che può far insorgere, in chi li registra, il sospetto di trovarsi innanzi a una vittima di tratta o di una grave forma di sfruttamento. Una rapida identificazione delle presunte vittime è fondamentale per poterle aiutare tempestivamente, sostenerle e proteggerle. Il nostro Istituto, congiuntamente all’attività clinica, sta lavorando alla progettazione di programmi formativi rivolti al personale del SSN per far conoscere il protocollo sanitario da noi messo a punto e promuoverne l’adozione”.

I servizi territoriali del SSN possono essere contesti privilegiati per l’identificazione preliminare delle vittime di tratta in quanto:

  1. garantiscono in modo rigoroso la privacy delle persone;
  2. rappresentano una prima porta di accesso anche per persone che ancora non hanno elaborato una motivazione ad uscire dallo sfruttamento;
  3. attivano contestualmente i necessari percorsi di cura che si affiancano e coadiuvano le attività di accoglienza e protezione;
  4. sono accessibili anche a chi è irregolarmente soggiornante;
  5. possono garantire livelli di performance e qualità dell’intervento standardizzati attraverso l’uso di strumenti specifici, come i protocolli sanitari, che facilitino la valutazione della condizione di sfruttamento in vista dell’emersione;
  6. possono garantire la continuità nel tempo degli interventi finalizzati all’emersione dalla tratta.

A ragione di questo impegno, l’INMP partecipa alla ridefinizione del nuovo Piano nazionale d’azione contro la tratta e il grave sfruttamento e al monitoraggio delle azioni compiute a favore del Quarto Piano d’Azione Nazionale dell’Italia, in attuazione della Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite 1325 (2000), 2020 – 2024.