I numeri che sfatano i miti sui migranti: su Wired intervista a Giovanni Baglio, epidemiologo INMP
Stiamo subendo un’invasione? L’Italia è davvero così inefficiente? E quante malattie portano? Mettiamo alla prova queste affermazioni
di Michele Bellone
Il tema dei migranti in Italia riceve spesso molta attenzione su giornali, web e televisione. Altrettanto spesso, però, i toni con cui questo argomento viene raccontato virano sul sensazionalistico, distorcendo la percezione pubblica del problema e creando miti che si radicano e diffondono. Miti duri a morire, a volte alimentati da pregiudizi e strumentalizzazioni. Miti che però si sfaldano una volta messi a confronto con i dati raccolti da fonti governative e organizzazioni sanitarie.
L’invasione
Davvero stiamo subendo una vera e propria invasione da parte di stranieri extracomunitari? A livello mondiale, le cifre fornite dalla Croce rossa parlano di un aumento del numero complessivo dei migranti, passato dai 175 milioni del 2000 ai 232 milioni del 2013. Un totale corrispondente al 3,2% della popolazione mondiale. In questo quadro globale, secondo i dati del ministero dell’Interno, nel 2014 sono arrivate in Italia poco più di 170mila persone, la maggior parte delle quali provenienti dalla Siria (42.323), dall’Eritrea (34.329) e dall’Africa sub-sahariana (20.461).
Un’ondata di arrivi più massiccia di quella del 2011, conseguenza della primavera araba, ma che ha visto emergere la figura del migrante in transito. Più di 100mila di queste persone avevano infatti intenzione di ripartire il prima possibile per dirigersi verso altri paesi europei.
“Si tratta di un fenomeno relativamente nuovo e dovuto a motivi diversi, uno dei quali è certamente la perdita, a causa della crisi, della capacità attrattiva dell’Italia”, spiega a Wired Giovanni Baglio, medico epidemiologo dell’Istituto nazionale salute migrazione e Povertà (Inmp). “Ma ci sono anche molte persone che hanno progetti migratori diversi e che quindi vogliono raggiungere paesi dove ci sono reti di parentela, contatti con altri connazionali e, in generale, condizioni più favorevoli”.
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