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“La storia di Fazila, icona del migrante In fuga dal Congo e dalle torture” - Su LaRepubblica.it intervista alla dott.ssa Maria Concetta Segneri, antropologa dell’INMP

 

Nel mondo, i forzati delle migrazioni sono oltre 42 milioni. Di questi, poco più di 15 milioni sono rifugiati, 26 milioni sfollati all'interno del proprio paese e poco meno di un milione sono richiedenti asilo. Le donne, per tutte e tre la categorie, sono circa il 50%, mentre i minori, il 44 %

di LUCA ATTANASIO

ROMA - Si fa fatica a guardarla negli occhi. Un po' perché lei si schermisce come a difendersi dal contatto col mondo. Un po' perché a sentire la storia di Fazila, si abbassa, sgomenti, lo sguardo sul taccuino. "Ho 40 anni e sono madre di 3 figli. La più piccola ha 11 anni e mi aspetta. Crescono tutti con mia sorella". Fazila, l'icona del migrante, del fuggitivo, del perseguitato, dell'innocente. Se si dovesse scegliere un volto a rappresentare la Giornata Mondiale del Rifugiato del 20 giugno, lei, scappata dal Congo lo scorso anno, sarebbe la giusta icona.

I numeri dal mondo. In tutto il mondo, i cosiddetti forzati a migrare sono oltre 42 milioni. Di questi, poco più di 15 milioni sono rifugiati, 26 milioni sfollati all'interno del proprio paese e poco meno di un milione sono richiedenti asilo (le donne, per tutte e tre la categorie sono circa il 50% mentre i minori, il 44 %). Le prime dieci nazionalità al mondo cui appartengono individui fuggiti e riconosciuti rifugiati sono nell'ordine Afghanistan (2.800.000), Iraq, Somalia, Sudan, Colombia, Rep. Democratica Congo, Territori Palestinesi occupati, Vietnam, Burundi, Turchia (214 mila). Ma il dato forse più sorprendente è che i paesi di destinazione con maggiore concentrazione di rifugiati sono Pakistan, (1,8 milioni di rifugiati accolti), Siria (1,1 milioni) e Iran (980 mila). Poi la Germania, 583 mila e la Giordania, circa mezzo milione. Al decimo posto il secondo paese europeo, Inghilterra e all'11° gli Stati Uniti.
L'Italia, con circa 50.000, non compare tra i primi 20.

I richiedenti asilo. Per quanto riguarda i paesi che hanno ricevuto il maggior numero di domande di asilo, l'Italia, a fine 2009 faceva registrare il più significativo decremento di tutto il mondo, il 43%. Non è semplice interpretare  un dato così significativo. Di certo una prima spiegazione può essere ricercata nella crescente difficoltà a ottenere lo status e nell'aumentata probabilità di diniego registrata tra il 2008 a metà 2009. "Avevo un banco al mercato - riprende Fazila - e giravo molte zone del paese. Poi decisi di trasferirmi nel Basso Congo con tutta la famiglia. Lì presi a frequentare la locale chiesa protestante. Fui nominata tesoriera. Ma il ruolo che più mi piaceva era quello di "Maman Conseillère" perché parlavo con tutte le donne, specie le più giovani, e adoravo occuparmi di loro. Ma quando la mia chiesa decise di scendere in piazza per chiedere più scuola e servizi per tutti, fu l'inferno".

In fuga dalle torture. Come Fazila, tanti uomini e donne che giungono in occidente, scappano dalla tortura. Da una ricerca svolta da Amnesty International in circa 200 tra aree e paesi, risulta che avvengono torture e maltrattamenti in oltre 110 stati a opera di agenti di stato; in circa 70, tali trattamenti sono estremamente diffusi, in alcuni casi, perpetrati apertamente, talora come semplice risarcimento giudiziario. Ma, al di là delle misure di forze di polizia o esercito, ci sono forme di tortura praticate per motivi politici, estorsori, etnici, razzistici, sessuali, in situazioni di conflitto.

Gli aguzzini incontrati lungo il viaggio. "Torture e maltrattamenti - spiega Maria Concetta Segneri, un'antropologa in servizio presso il centro "Passaggi nei Territori di Giano", INMP San Gallicano di Roma 1 - avvengono nel paese d'origine, ma forse con maggiore frequenza, lungo il percorso verso l'Europa. Nella loro situazione di estrema vulnerabilità, queste persone sono facile preda di innumerevoli aguzzini. Il viaggio ha molte tappe e alcune di queste,  a volte di anni, sono in paesi come Sudan, Libia, dove, specie ora, può succedere di tutto". In una crudele omologazione che non fa differenze di sesso né età, le donne, specie se giovani, sono facile preda di carnefici. Ma anche ai bambini  viene riservata particolare attenzione. I minori, sono sistematicamente maltrattati e torturati in 50 paesi del mondo.
"Mentre camminavamo cantando - di nuovo Helisha - è arrivato l'esercito e ha subito aperto il fuoco uccidendo sul colpo decine di persone". La donna viene caricata su un camion assieme ad altri e condotta nella foresta. "Iniziarono a picchiarci col calcio dei fucili ripetendo all'infinito: "Chi c'è dietro?" e più noi rispondevamo che non c'era nessuno, più ci menavano. Alla fine ci hanno portati tutti in carcere".

L'aiuto di un soldato. Poi il buio, la discesa nell'abisso. I 15 giorni di inferno in terra della Maman Conseillère. Una lunga notte nera, più della sua pelle sfregiata. "Ho subito ogni forma di violenza a ritmo continuo, ogni giorno. Loro volevano che confessassi ma eravamo noi stessi gli organizzatori e così riprendevano le violenze. Un giorno ci portarono nella foresta a tagliare la legna. Lì mi misi a pregare ad alta voce nella mia lingua locale e un soldato delle mia zona si mosse a compassione e mi disse: "Farò finta di spostarmi, tu scappa". Così, miracolosamente, ero libera e mi misi a correre fino al villaggio".

Fazila è salva. Ma è ricercata. Non può rimanere in Congo. In fretta sistema i suoi figli dalla sorella, paga un passaporto falso e il viaggio e scappa di notte. "I trafficanti mi fecero attraversare il confine di non so quale paese, poi si fecero dare gli ultimi soldi che avevo e mi misero un biglietto aereo in mano. Sono arrivata a Fiumicino lo scorso anno e ho richiesto asilo". Al termine del viaggio, la prima bella notizia, le viene riconosciuto lo status di rifugiata. Lei guarda al futuro con più speranza. E forse anche noi. È un'Italia migliore quella con una Maman Conseillère in più.

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